Chi è l'assistente sociale ?
L’assistente sociale è un operatore sociale che, agendo secondo i principi, le conoscenze ed i metodi specifici della professione, svolge la propria attività nell’ambito del sistema organizzato delle risorse messe a disposizione dalla comunità, a favore di individui, gruppi e famiglie, per prevenire e risolvere situazioni di bisogno, aiutando l’utenza nell’uso personale e sociale di tali risorse, organizzando e promuovendo prestazioni e servizi per una maggiore rispondenza degli stessi alle particolari situazioni di bisogno e alle esigenze di autonomia e responsabilità delle persone, valorizzando a questo scopo tutte le risorse della comunità.
L’assistente sociale può, inoltre, integrare il mondo interno del paziente sostenendolo concretamente favorendo la capacità di prendere decisioni, fare programmi, organizzarsi, incoraggiando la sua capacità a risolvere problemi, acquisendo informazioni dirette circa i bisogni e le esigenze dell’utente. L’assistente sociale entra in contatto sia con i limiti ed i deficit causati dalla patologia mentale, che con le capacità da potenziare e che consentano di formulare una buona ipotesi operativa, ma anche di stabilire il grado di protezione di cui ha bisogno il paziente.
L’etica dell’assistente sociale
In questa parte dedicata al servizio sociale si è deciso di utilizzare il Codice Deontologico in maniera importante per sottolineare l’autorevolezza dell’assistente sociale non solo all’interno del CSM, ma anche all’interno della società.
La professionalità, legata all’osservanza del codice deontologico, è una competenza fondamentale da possedere, che sottolinea l’importanza del servizio sociale, perché spesso, erroneamente, si considera l’assistente sociale come una figura che agisce per bontà d’animo. Occorre fare chiarezza su questo aspetto, soprattutto in presenza di altri professionisti, poiché l’assistente sociale basa la sua professione su fondamenti etici, scientifici, sulla disciplina accademica, sulla pratica, sull’autonomia tecnico-professionale e sull’indipendenza di giudizio (art. 4).
È necessario non avere paura di interfacciarsi con la malattia e con le persone che hanno qualche tipo di disagio psichico perché quello della psichiatria può essere un campo dove poter sperimentare la creatività e uscire dagli schemi standard. È importante riconoscere la centralità della persona nella costruzione di un progetto avendo come riferimento concettuale il codice deontologico e la normativa che regolano i servizi territoriali. lavorare con empatia.
L’importanza di lavorare in un’equipe
Le assistenti sociali lavorano sia all’interno del CSM di via del Ronco sia al CSM di via Rosmini. Ognuna di loro lavora in una equipe multi-professionale composta da un medico, uno/a psicologo/a, e due infermieri/e. Ognuna di loro vede l’equipe come un punto di forza, in quanto ogni professionista mette a disposizione le proprie conoscenze e ciò comporta un arricchimento professionale e personale, in uno scambio costante e costruttivo sulla progettualità cucita a misura della singola persona. La creazione di sinergie tra i singoli membri dell’equipe permette inoltre di ottimizzare i tempi di intervento.
Art. 15 del Codice Deontologico - L’assistente sociale mette a disposizione della persona le proprie conoscenze, competenze, strumenti e abilità professionali, costantemente aggiornati, al fine di conseguire la massima efficacia negli interventi.
L’assistente sociale all’interno dell’equipe analizza i problemi sociali delle persone, mantiene i rapporti con i famigliari, mantiene e crea rapporti con servizi esterni.
Costruire un progetto di vita
L’assistente sociale all’interno del CSM si occupa del reinserimento nel tessuto sociale dei pazienti. Affinché il paziente possa essere reinserito nel tessuto sociale con successo è fondamentale costruire un progetto di vita con il paziente, in quanto i progetti che l’assistente sociale elabora non sono mai sulla persona, ma con la persona. Ciò implica un coinvolgimento attivo delle persone nella costruzione del progetto; l’assistente sociale deve aiutare le persone con disabilità mentali a cercare e trovare le proprie risorse per affrontare la quotidianità, valorizzandole.
Art. 26 "L’assistente sociale riconosce la persona come soggetto capace di autodeterminarsi e di agire attivamente; impegna la propria competenza per instaurare una relazione di fiducia e per promuovere le potenzialità, l’autonomia e il diritto della persona ad assumere le proprie scelte e decisioni, nel rispetto dei diritti e degli interessi legittimi degli altri."
Seguendo il Codice Deontologico
Art. 11. “L’assistente sociale promuove opportunità per il miglioramento delle condizioni di vita della persona, delle famiglie, dei gruppi, delle comunità e delle loro diverse aggregazioni sociali; ne valorizza autonomia, soggettività e capacità di assunzione di responsabilità, sostenendole nell’uso delle risorse proprie e della società, per prevenire e affrontare situazioni di bisogno o di disagio e favorire processi di inclusione.”
L’assistente sociale co-costruisce quindi progetti che favoriscano una maggiore autonomia delle persone in ambito lavorativo, abitativo, nelle relazioni interpersonali e nella gestione del proprio tempo libero.
Art.8“L’assistente sociale riconosce la centralità e l’unicità della persona in ogni intervento; considera ogni individuo anche dal punto di vista biologico, psicologico, sociale, culturale e spirituale, in rapporto al suo contesto di vita e di relazione.”
Per promuovere l’autonomia dei pazienti, ossia quelle facoltà e capacità del singolo di regolarsi liberamente e di provvedere da sé alle proprie necessità, l’assistente sociale deve lavorare sulle loro life skills e far sì che i pazienti escano dalla loro comfort zone.
La definizione di life skills dell’Organizzazione Mondiale della Sanità è la seguente: le life skills sono l’insieme delle abilità utili per adottare un comportamento positivo e flessibile e far fronte con efficacia alle esigenze e alle difficoltà che si presentano nella vita di tutti i giorni.
L’importanza del lavoro di rete
L’assistente sociale non lavora mai da solo, ma sempre a stretto contatto con altre figure professionali e altri servizi. Costruire rapporti di rete con altri servizi è fondamentale perché l’assistente sociale collabora quotidianamente a stretto contatto con i vari servizi rivolti alle persone con disabilità mentali per costruire progetti di vita e insegnare ai pazienti ad essere più autonomi. L’assistente sociale deve quindi conoscere le risorse che il territorio offre seguendo il principio dell’Art. 41 del Codice Deontologico: L’assistente sociale favorisce l’accesso alle risorse, concorre al loro uso responsabile e contribuisce a ridurre lo svantaggio legato alla loro scarsa o mancata conoscenza. Parimenti favorisce la corretta e diffusa informazione sui servizi e sulle prestazioni erogate dal sistema in cui opera e, più in generale, dal sistema di welfare locale, regionale e nazionale, comunque articolato.
È importante collaborare con i servizi presenti sul territorio anche perché spesso i pazienti vengono inseriti in queste strutture e hanno un ruolo fondamentale nella costruzione di un progetto.
L’assistente sociale fa una mappatura delle risorse del territorio al fine di aiutare le persone con disagio mentale a diventare più autonome nell’ambito abitativo, lavorativo e del tempo libero.
Lavoro
Il lavoro ha un ruolo fondamentale anche nella vita delle persone con disagio psichico, in quanto contribuisce a costruire la nostra identità e il nostro ruolo nella società. Includere le persone nella società anche da questo punto di vista è fondamentale, non solo per l’effetto che questa attività ha sul piano personale/psicologico della persona, ma anche da un punto di vista delle interazioni sociali. Inserire le persone con disagi psichici in un contesto lavorativo vuol dire dare loro fiducia, valorizzare le loro risorse e capire quali sono i loro punti deboli. Gli inserimenti lavorativi, e il lavoro in generale, permette ai pazienti di acquisire nuove competenze e abilità da spendere nella loro quotidianità. L’assistente sociale supporta i pazienti in questi percorsi: il supporto passa dall’aiutare a scrivere un curriculum, all’insegnare ai pazienti come affrontare al meglio un colloquio, come cercare un lavoro e come migliorare le strategie di comunicazione verbali e non verbali.
Abitare
“Una casa, prima di essere un luogo, è uno spazio che ci portiamo dentro. Una forma che ci abita nel cuore da tempi immemorabili. Casa è un corpo ideale che ci contiene e ci accoglie, ci manifesta e ci protegge. Casa è un luogo reale che quotidianamente amiamo e odiamo, sospesi fra protezione e avventura, riconoscimento e libertà. Casa è una forma del desiderio che dorme nei nostri pensieri e si accende al suono di una parola, al balenare di un gesto”.
Come nel campo lavorativo, anche in quello abitativo, l’assistente sociale che opera all’interno del CSM svolge un ruolo importante. Si occupa infatti di formulare dei progetti utili affinché i pazienti acquisiscano delle autonomie e abilità che siano loro utili per vivere da soli. In questo ambito è importate lavorare su abilità come la gestione dei soldi, la cura del sé e cura degli spazi abitativi.
Il ruolo dell’assistente sociale gioca un ruolo fondamentale nella richiesta di un alloggio per i pazienti, perché è colui/colei che deve attestare se questo possiede le autonomie e capacità utili e adeguate per vivere in un appartamento da solo, o a essere inserito in un appartamento con altre persone.
È importante sottolineare che questi sono passaggi delicati per i pazienti perché comportano un grande cambiamento nella loro vita; quindi si tratta di passaggi graduali, durante i quali i pazienti vengono supportati non solo dall’assistente sociale ma anche da altri professionisti.
In questi casi viene attivato il supporto abitativo, il quale garantisce una continuità, che dura nel tempo, del rapporto tra i pazienti e il servizio.